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Vues et vécus en Algérie et ailleurs. Forum où au cours des jours et du temps j'essaierai de donner quelque chose de moi en quelques mots qui, j'espère, seront modestes, justes et élégants dans la mesure du possible. Bienvenue donc à qui accède à cet espace et bienvenue à ses commentaires. Abdelmalek SMARI

Un piccolo omaggio per un grande amico o Quando gli altri scrivono di noi,... (1)

 

 

Quando gli altri scrivono di noi, dobbiamo gradire e scodinzolare;

ma quando siamo noi a scrivere sugli altri, i nostri scritti devono sparire dalla circolazione!!!

 

 

“O! Se potessimo,

chinandoci sull'anima che amiamo,

vedere in essa, come in uno specchio,

quale immagine ci progettiamo!”

André Gide

 

“Cosa dirà di me?”

“La nostra intenzione è scrivere insieme una lettera di ringraziamento a Remo Cacciatori, che speriamo verrà pubblicata accanto al suo discorso su Il Ghibli. Ma Kossi, purtroppo, non può unirsi a noi, si unirà comunque alle nostre intenzioni.

Con questa lettera comune, vorremmo testimoniare pubblicamente la nostra gratitudine nei confronti del professore Cacciatori.

Sarà una forma di mostrare quanto abbiamo apprezzato la profonda e sottile ricerca che ha fatto sui nostri testi.” Christiana

Christiana, che ringrazio col cuore per questa lodevole iniziativa.

Sicuramente questa nostra lettera ci permetterà anche di ampliare ciò che il professore ha detto su di noi, di esprimere ciò che noi pensiamo di lui, di arricchire la nostra conoscenza di noi stessi, di conoscerci meglio, insomma di arricchire, così, dal nostro piccolo, la grande Cultura dell'uomo.

Remo Cacciatori è ormai un amico di lunga data. Ha seguito quasi tutto il mio percorso scritturale, con grande intelligenza, generosità ed indulgenza.

Infatti ha fatto gentilmente un grande lavoro di editing per due dei miei romanzi e un mio racconto! Non solo, ha anche presentato, tante volte – a più riprese a volte! - le mie opere.

Devo dire che ogni volta che mi presentava e presentava qualche cosa di me, non mancavo di scoprire delle realtà nuove su me stesso, sulle mie opere e sul mio modo di scrivere. Ogni volta è una nuova lezione sull'arte di scrivere che viene arricchire il mio percorso e la mia passione, dando loro nuovi sensi e scoprendone nuove angolazioni…

Quindi tante circostanze mi hanno radunato con Remo: incontri vari, manifestazioni culturali, presentazione dei libri, serate di letture, convegni... Lo ringraziavo con grande emozione e grande piacere, ma a dire il vero non ho mai pensato di scrivergli una lettera! Eppure ho sempre saputo essere grato ai miei amici e i “benefattori”, scrivendo loro belle e lunghe lettere.

Forse non gli avevo scritto perché pensavo di non essere all'altezza della sua generosità, forse ero intimorito dalla sua statura d'artista dello scrivere, insomma non gli avevo scritto nulla.

Perciò mi accontentavo di ringraziarlo a voce… ma verba volant!

Quindi, volentieri mi sono unito a Christiana per scrivere questa lettera di ringraziamento al mio maestro e amico Remo.

Christiana mi ha dato l'occasione di rendere un piccolo omaggio a questo grande amico; occasione che permette - a me specialmente - di sdebitarmi, almeno in un'infima parte, con lui per la sua grande generosità nei miei confronti.

La mia caratteristica, o quel che di me ha colpito Remo, è l'essere polemico!

Ho cercato di ricordarmi delle mie emozioni mentre stavo ascoltando Remo parlare di me… anzi, prima ancora: quando lui “osò” annunciarci che stava per metterci personalmente sotto giudizio, e ciò sotto gli applausi e le eccitazioni di tutto quel pubblico di “voyeur” presente.

Devo dire che era la prima volta che un critico letterario s'interessava così direttamente alla mia “psiche scrivente”.

“Cosa dirà di me?” – pensai – “Sarà un bel giudizio o una dura critica? È bello essere giudicato?”

Io mi sono sentito semplicemente spiazzato!

Ma la curiosità non tardò a prendere il sopravvento e stetti a sentire come un altro può percepirci, curioso di poter fare la comparazione tra l'idea che io mi faccio di me stesso e quella che un'altra persona si fa di me.

Mi tornavano in mente le parole di André Gide che metteva sulla bocca di uno dei suoi personaggi: “O! Se potessimo, chinandoci sull'anima che amiamo, vedere in essa, come in uno specchio, quale immagine ci progettiamo!”

 

Polemico? Io?

Christiana ha dovuto rendersene conto durante il breve carteggio (maileggio) che c'è stato tra noi due per preparare questa lettera “bicefale”.

Cosa intendeva lei col ringraziamento e cosa intendevo io?

All'inizio il nostro linguaggio sembrava chiaro per entrambi, ma appena ci siamo messo al lavoro, ecco che la storia delle dimensioni della lettera saltò fuori… tant'è vero che in una mail successiva ho dovuto chiedere a Christiana di rispiegarmi il tutto!

Risolta o chiarita questa “nozione”, saltò subito fuori un altra equivocità ancora più scura: ringraziare.

Cosa vuol dire ringraziare?

Mandai allora un testo a Christiana per dirle cosa intendevo io con la parola Ringraziare, ma lei subito mi Scrisse:

 “… Poi, tu a me, ma tutto centrato sulle nostre emozioni e sulla parola scelta dal professore. Io penso che quando si pubblica online, bisogna, se possibile, essere più brevi.” …

E io le risposi:

“Io di solito non mi impongo un limite a priori in quel che scrivo. Se ho un tema, lo devo esaurire... se piace, se ha un senso, se è pubblicabile lo tengo, altrimenti passo ad altre cose...
Ringraziare Remo di quel che ha fatto senza dare da capire al lettore per quale motivo lo sto ringraziando, mi sembra un po' così così...
Quanto all'emozione, io credo che il fatto di pensare e di attuare l'idea del ringraziamento sia in sé un'emozione: se non avessimo stimato questa persona, e stimato il suo riguardo nei nostri confronti, perché mai staremmo qui a spremere il nostro cervello per ringraziarla e a dirle il nostro affetto e la nostra gratitudine?!
Comunque hai avuto modo di vedere che cosa mi riesce da dire in questo caso specifico... per il momento, altro non so fare...
Anche perché se devo dire “Grazie, Sono commosso, Sei grande, Mi viene la pelle d'oca, Mi scendono le lacrime...” per me sarà versare nel patetico... e comunque non mi ci riuscirà.
Quel che ti ho fatto leggere, cara Christiana, è il mio modo di ringraziare questo amico, gentile e generoso. 

Se badi bene, il suo intervento stesso gli era stato dettato dall'emozione: una specie di gratitudine da parte sua nei confronti di questi scrittori stranieri che hanno saputo (per lo meno ci provano ad) onorare la lingua e la letteratura italiana.

Eppure, quest'emozione è venuta fuori sotto forma di un saggio quasi freddo, perché la sua sostanza è un'analisi logica, è appunto una "profonda e sottile ricerca" come dicevi tu.

Detto questo, io cercherò di finire (esaurire) questo tema che – come ti ho detto – m'interessa e mi stimola… e lì sicuramente ritorno alle dette emozioni, ma non solo, perché se riesco le devo analizzare lo stesso.”

Polemico? Io?

Sì, lo sono e lo assumo se è proprio quel tratto preciso che è in me e che piace di più a questo grande amico.

Del resto, è anche vero che io sono polemico, qualcuno dirà magari “permaloso”. Tutti quelli che mi conoscono lo hanno constato e nessuno lo negherebbe, il prossimo come il lontano, l'amico come l'avversario…

Comunque, io mi ero sentito lusingato anche d'essere stato paragonato, nonostante la mia modesta produzione (qualitativamente e quantitativamente), a Sciascia o a Pasolini, che io paragono a Sartre, un mio idolo…

Davvero non so se merito un tale onore. Ma lo accetto, perché è un riconoscimento che mi viene da una mente sensibile che stimo molto per la sua generosità, la sua sincerità, il suo metodo, la finezza delle sue analisi e lo stile incisivo e di sottile ironia che bada alla dignità della persona e dell'opera. E quand'anche sia indulgente – e Remo lo è - egli non fa mai nessuna concessione alla mediocrità o alla superficialità.

Tra due sedie, come dice Rushdie? Direi di no: anche perché, un posto al mondo ce l'abbiamo tutti i quanti, basta solo volerlo.  

Però devo dire che un disagio del genere mi ha sempre morso il cuore, ma per un altro motivo: il ricatto con la censura. perciò mi identifico più con l'immagine che Voltaire si era fatto dell'intellettuale (polemico, per rimanere nel tema): vivere alla frontiera con un piede in un paese e l'altro nell'altro paese.

“… la sua intransigenza politica – dice Remo di me - lo porta a scontrarsi con ogni forma di potere, istituzionale, religioso, accademico, massmediatico e a diffidare delle coercizioni  imposte dall'ordine del discorso, che tende a ridurre a entità coese e facilmente comprensibili realtà articolate e complesse (l'immigrazione, il mondo islamico, l'occidente...).”

È vero anche questo, ma perché lo faccio?

Una parte della risposta, la possiamo trovare in quel che leggo. E quel che leggo io è costituito a 90% di saggistica.

Infatti mi piacciono i saggi sulla storia, la lingua, la psicologia, la politica e la critica letteraria in generale... e quando posso, leggo anche un po' di storia della scienza e un po' di filosofia… e là, altro che polemica: spesso ti presentano la cosa per il suo contrario!

L'altra parte della risposta me la dà la mia propria esperienza e le mie osservazioni. Da qui ho imparato che a parte la sofferenza – e a volte persino la sofferenza stessa! –, tutto il resto del mondo umano è una questione di linguaggio.

Credo anche che questo linguaggio ha delle regole implacabili, un po' come il determinismo fisico-chimico di cui parlava Claude Bernard.

Se queste regole vengono rispettate – da utenti perseveranti e seri – il loro discorso non può che essere coerente e non suscita nessuna … polemica!

So che l'uomo è limitato, genio o esperto che sia, ma è chiamato a cercare di afferrare il più che possa fra queste regole per produrre il più coerente dei discorsi possibile.

Se il problema si pone già a livello dei geni e degli esperti, figuriamoci ai livelli di gente comune, con cui personalmente ho avuto e ho a che fare.

“O tu, - scrisse Johannes Kepler - sapientissimo tubo [telescopio], più prezioso di tutti gli scettri! Forse chi ti sorregge con la mano destra è stato eletto re, sovrano delle opere di Dio?”.

Cosa volete che io faccia di fronte a dei discorsi che mi giungono puerilmente incoerenti, approssimativi e spesso mistificatori e – il colmo! - difesi a spada tratta?

Niente, a questo punto “polemizzo”.

 

Abdelmalek Smari

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