Vues et vécus en Algérie et ailleurs. Forum où au cours des jours et du temps j'essaierai de donner quelque chose de moi en quelques mots qui, j'espère, seront modestes, justes et élégants dans la mesure du possible. Bienvenue donc à qui accède à cet espace et bienvenue à ses commentaires. Abdelmalek SMARI
Il tempo in “Fiamme in paradiso” è diverso da quello de “L’occidentalista”.
Nel primo romanzo si tratta di una serie di eventi che si svolgono in un tempo - lo creano in realtà- unidirezionale: partono da un’origine e arrivano a una fine che è il compimento di un destino.
Nel secondo romanzo invece, il tempo viene in qualche modo vanificato o, per meglio dire, non è creato, o - almeno per un momento- è neutralizzato, sospeso.
Si comporta come un semplice particolare legato alla vita dell’uomo che sia cosciente dell’esistenza del tempo; giacché la morte non riconosce il tempo, non lo contempla per niente.
Quello che lo rende vano è il destino già consumato del protagonista: non c’è più nulla da vedere, tutto è stato compiuto e consumato.
In altre parole vita e morte si pongono come due iper-entità ove le particolarità di ognuna di esse si fondono nella configurazione generale dell’una o dell’altra entità.
Vista da lontano, dai territori della sua rivale (il regno dei morti), la vita assomiglia a una piccola sfera avviluppata in una bruma azzurrina, segno di lontananze abissali, come la sfera della terra vista da un altro sistema solare. Da lì ogni particolare, si rilevante che sia, s’eclissa.
Quando osserviamo una sola realtà, abbiamo tendenza a vedere gli elementi che compongono questa realtà. Ma quando abbiamo due o più realtà da scrutare, tendiamo a inserirle in una configurazione d’insieme che le trascende cancellandone i particolari di ognuna di loro per fondare una nuova realtà con una nuova identità.
“L’occidentalista” a questo punto sarebbe una specie gara tra la vita e la morte che prendono come campo per le loro giostre il personaggio alle prese con le sue faccende.
Ciò invece che, rispetto a “Fiamme in paradiso”, rimane o ritorna con più acuità ne “L’occidentalista” è questo sguardo che scruta l’uomo per esplorarne l’ethos e la natura.
La natura umana non si dà mai d’emblée ma essa è afferrata solo quando l’uomo si trova in una data situazione. La sua solitudine ad esempio si dà con nettezza paradossalmente in pieno trasporto d’amore, d’amicizia o di solidarietà.
La natura umana è come un volto che si riflette in uno specchio a mille e una superficie ognuna di colore diverso… ove si può vedere o intuire sempre nella sua integrità la stessa faccia dell’uomo ma ogni volta con un colore diverso.
Dal primo capitolo de “L’occidentalista” fino all’ultimo è questa stessa natura dell’uomo variopinta che si rivela al lettore e gli rivela l’uomo, cioè il suo reflesso in quanto uomo.
La situazione rivela l’uomo. Quando si spegne la luce, quando non c’è più nessuna situazione, non c’è più traccia né dell’uomo né della sua natura. È buio totale e allora ogni congettura sull’uomo è vana, assurda.
L’uomo fugge l’anonimato e cerca sempre di emergere distinto e chiaro. Per fare ciò sfrutta le situazioni e al bisogno se ne crea. È una necessità vitale per lui.
Nel romanzo accade più o meno la stessa cosa: le situazioni creano e rendono più tangibile il personaggio. E questi, a sua volta, non è mai così passivo da dipendere completamente dalle situazioni. Per avere una sua identità originale, identità che gli permetta di uscire dal buio del nulla, il personaggio è costretto a provocare lui stesso le situazioni.
Questo romanzo è quindi la storia di uno degli sguardi che osservano l’uomo. Uno sguardo, quello de “L’occidentalista”, che si vuole indipendente, pungente e anche indulgente. Sì, la mediocrità umana è un obbrobrio da suscitare il nostro disgusto, ma dobbiamo sapere essere indulgenti. Uno sguardo quindi che scruta l’uomo in varie situazioni della vita e dell’universo che il romanzo crea. Un universo dove le false divisioni si annientano per dare luogo e spazio a una realtà più umana e più credibile insomma.
Abdelmalek Smari
15-02-09 per la Casa delle culture del mondo.