Overblog
Editer l'article Suivre ce blog Administration + Créer mon blog

Vues et vécus en Algérie et ailleurs. Forum où au cours des jours et du temps j'essaierai de donner quelque chose de moi en quelques mots qui, j'espère, seront modestes, justes et élégants dans la mesure du possible. Bienvenue donc à qui accède à cet espace et bienvenue à ses commentaires. Abdelmalek SMARI

Le montagne s’incontrano * 2 e Fine

Non più tardi di ieri, un’amica italianissima mi ha accolto con le lacrime agli occhi; e col discorso o l’intento, vero o simulato che fosse, di porre fine e termine, non soltanto alle sue passioni per cui non trovava più nessun interesse, ma alla propria vita.

Non crepava di fame, ma era disperata. Ha un lavoro, è liberissima da ogni vincolo, è ancora giovane rispetto all’età media delle donne occidentali, è colta e intelligente, è impegnata politicamente e con lucidità e convinzione in tutte le cause giuste di questo nostro mondo ingiusto, ha girato tante volte nei diversi paesi del mondo. Ha conosciuto un sacco di culture e di amici, tanti amici, che le vogliono abbastanza bene. Ha due case spaziose e bellissime, una a Milano e l’altra sul mare, in uno dei posti più belli del mondo dichiarato dall’Unesco patrimonio universale. Può un essere umano non essere felice con tutto questo ben di dio?

Io stesso, quando sbarcai qui in Italia, non avevo niente, tranne la mia cultura e la mia poesia. Non avevo nessun mestiere manuale da proporre a questo paese che, bene o male, mi ha accolto e accettato, se non quello di produrre belle parole e altre poesie.

Qual è stata la mia reazione? Ho cercato di dare, dal tesoro che avevo portato con me, in guisa di regalo di viaggio al paese che mi aveva aperto una porta piccola, ma una porta comunque.

Le prostitute slave, nigeriane, marocchine e gli altri commercianti dell’infame hanno fatto la cosa più naturale che possa fare chiunque si trovi nella loro situazione e condizione: hanno portato come “regalo” di viaggio ciò che avevano come “patrimonio” personale.

I delinquenti fanno ciò che hanno sempre fatto nel proprio paese e le prostitute hanno fatto ciò che sapevano fare e ciò che facevano prima ancora d’aver calpestato il “sacro” e “puro” suolo italiano.

Un mese fa, circa, ero con un amico algerino davanti alla stazione centrale di Milano. Lui era appena arrivato - per la prima volta - in Italia, perché voleva incontrare un amico e approfittarne per comprare dei macchinari per il suo commercio. Macchinari che non si trovano ovviamente in Algeria.

Era quasi l’una del mattino. Stavamo aspettando il tram. Sull’altro marciapiede c’era una

bella signorina che aspettava anche lei qualche mezzo. Dalla sua andatura, notai che era un po’ a disagio. Pensai che fosse agitata perché era impaziente, come ogni “occidentale” che si rispetta.

Il luogo era deserto, quasi vuoto, se non popolato dagli abituali barboni di ogni età e genere e di ogni cultura e colore. Le macchine erano poche. A un certo punto mi accorsi che una macchina rossa si era avvicinata alla ragazza, rallentando. Pensavo che si trattasse di qualcuno che chiedeva qualche informazione. La ragazza si spostò. La macchina la seguì. La ragazza tornò indietro e la macchina la seguì. Lo spettacolo duro qualche minuto. Capii allora che si trattava di un uomo che importunava la ragazza.

“Ma lasciala tranquilla!” gli gridai.

La lasciò per fare i conti con me. “Che cazzo vuoi da me?” mi diceva dalla macchina, con parole e gesti.

 “Ma lasciala in pace!” gli ripetei.

Si avvicinò a me. Mi trattò con tutti gli epiteti dispregiativi. Io lo guardavo fisso negli occhi senza aggiungere niente.

Insoddisfatto per non aver potuto bagnare la sua gola da vampiro assetato quella notte, l’uomo decise di cambiare musica e ritmo. Tirò fuori un aggeggio che poteva non soltanto distendere un elefante, ma disintegrare un carro armato. “Guarda che ti sparo!” mi disse.

“Dai, sparami. Cosa aspetti?!” gli risposi, continuando a guardarlo fisso negli occhi.

La stessa scena si ripeté ben due volte.

Come ho potuto sfidarlo? Soltanto il concetto del fatalismo orientale potrebbe illuminarci. Dopo un po’ il tizio, italianissimo, forse stanco della mia faccia e del mio italiano da extracomunitario, se ne andò. La ragazza era salva e i1 mio ospite era riconfermato nel proprio pregiudizio sugli italiani mafiosi.

Ebbi poi una paura tremenda, la paura di essere seguito dal tizio che avrebbe potuto aspettare un momento migliore per abbattermi.

Che cosa sarebbe successo se il tizio avesse portato via la ragazza con la forza del1’arma? Avrebbe potuto violentarla e poi ammazzarla. L’autore non potrebbe essere che uno straniero del terzo - mondo. Tanto corre voce che gli stranieri muoiono di fame e di repressione sessuale.

Che cosa sarebbe stato di me se il tizio mi avesse ucciso? Che cosa avrebbero scritto i giornali? Avrebbero sicuramente titolato “Freddato dai connazionali” e in sottotitolo “Uno spacciatore marocchino o un magnaccio dell’Est trova la morte in una resa dei conti”.

“Povero di lui, avrebbe detto con falsa compassione qualcuno. Pensava d’essere scappato dalla guerra e dalla fame che stanno distruggendo il suo paese! Non sapeva che la malavita paga male in Italia. Non sapeva che qui, nei nostri paesi industrializzati, ricchi e civilissimi e occidentali, non c’era spazio per il suo commercio? A casa sua probabilmente guadagnava, in un mese, quanto serviva per comprare un sacco di patate o di pasta di datteri. Lui viveva accampato sotto i gelidi ponti e in fetide case abbandonate. La colpa è del lassismo e della mollezza delle leggi che caratterizzano il nostro paese”.

E hop, la caccia all’extracomunitario è avviata. Ma nessuno saprà che i disonesti esistono per il necessario contrasto con gli onesti. Si diceva nella Carmen: “La prodezza del nano è di pisciare più lontano”.

Sono sicuro che i termini di fame, guerra civile, crudeltà tribali, integralismo islamico, povertà e tante altre cosiddette disgrazie di un cosiddetto terzo - mondo faranno la fine di questi altri termini, una volta dati per certi come lo é oggi il benessere occidentale: cannibalismo, amoralità dei selvaggi, intelligenza o mente primitiva. Il cristianesimo come culmine della spiritualità universale,

l’Apartheid razziale, la supremazia dell’uomo bianco o della razza ariana, l’origine incontestabilmente bianca della civiltà umana e di quella egizia.

Tutto ciò che rimarrà di noi, sarà un ricordo scavato come le rughe di una tartaruga, e più tardi l’oblio eterno,

nudo, coperto dalla sola polvere delle paure e dell’angoscia esistenziale anche se veste Giorgio Armani;

incolore, anche se dipinge l ’altro con l’oscurità buia di una notte gelida e sporca e se stesso con la luce del sole o delle stelle e dei colori di un arcobaleno;

vulnerabile, anche se brilla come le spalline di un generale che recita piuttosto l’arroganza che la grandezza, e l’avidità piuttosto che l’autosufficienza;

povero di un vero sorriso anche se possiede tutto l’oro del mondo e i castelli dell’Alhambra; ignorante, anche se sa cosa ha mangiato la moglie del servo della prima persona nella storia umana che ha avuto un servo;

condannato a soffrire, anche se ha lo stomaco perennemente pieno e anche se evita di guardare le viscere puzzolenti di una nobile signora chiamata morte.

Questo é l’uomo.

Non é né bianco né nero,

né occidentale né orientale,

né del nord né del sud,

né del primo né del terzo - mondo,

né della scala mobile

né di quella immobile...

Il sole rovente e i complici venti del tempo

seccano le lacrime dell’uomo e del bambino.

Il buio cosmo senza fondo

indifferente inghiottisce le urla di spavento e di rabbia

e i sorrisi di gioia della beata esistenza nostra.

Ma la nobile signora col suo velo nero

Essa rimane

e col suo profumo di fresca tomba

ci esorta a guardarle dritti

con gli occhi nelle viscere,

senza pianto né canto.

E ci dice: mortali, ecco ciò che vi aspetta,

ecco il vostro vero bene che vi spetta.

Non sarebbe più intelligibile lasciar perdere i quadri e le categorie dei giudizi tanto frettolosi quanto antiquati e falsi, per dire invece: una persona ha il diritto di vivere in questo o quell’altro posto del mondo?

 

Abdelmalek Smari

 

*) Lettera agli autori, in Ospitare e curare (franco Angeli 2002, Milano) – a cura di Renato Rizzi e Augusto Iossa Fasano

 

Article précédent Article suivant
Retour à l'accueil
Partager cet article
Repost0
Pour être informé des derniers articles, inscrivez vous :
Commenter cet article