Vues et vécus en Algérie et ailleurs. Forum où au cours des jours et du temps j'essaierai de donner quelque chose de moi en quelques mots qui, j'espère, seront modestes, justes et élégants dans la mesure du possible. Bienvenue donc à qui accède à cet espace et bienvenue à ses commentaires. Abdelmalek SMARI
Peccato, non c’eravamo scambiati né mail né numero di telefono. Io non avevo ancora un telefonino, solo quello fisso con segreteria. Mi bastava allora e poi sono di poche parole e quindi ho pochi amici. Lo attesta la mia agenda telefonica: scrivevo infatti i numeri dei miei contatti a matita. Odiavo come la morte l’amicizia “a progetto”, “a scopo”, cioè effimera. Perciò, come la scimmia grammatica di Octavio Paz, punivo i falsi amici cancellandoli dalla mia rubrica. Certo, è fastidioso avere a che fare con dei numeri ancora validi ma quasi cancellati. A volte mi costava una gran fatica leggere correttamente il numero di un amico, ma questo è il rischio della mia scelta. Davvero non ne potevo più di questi amici di un giorno solo che l’indomani si dimenticano del tutto di te. Sono fatto così. Questo mio modo di fare non piacque all’amica. Quando glielo confessai, pur non perdendo il suo meraviglioso sorriso, comparve nei suoi occhi un’ombra scura, sicuramente di scontento.
In breve, io avevo già cominciato a pensare a come realizzare il nostro progetto.
Tuttavia avevo già pensato: un racconto insieme? Come sarebbe possibile realizzarlo?
Poi ho deciso di rimandare la risposta, ma non di pensarci su perché, come ho detto, la mia macchina-mente si era già messa al lavoro.
Il giorno dopo ero andato a correre. Spesso correvo a ritmo di musica, e mi sentivo bene, libero. Avvertire una sensazione di libertà favorisce il pensare.
Mentre correvo, la proposta di Romy mi era tornata in mente e subito ho immaginato un metodo per scrivere: in un primo momento cerchiamo di creare una specie di corpus a partire dal nostro scambio epistolare e ci vedremo prima o poi per scambiarci mail e numero di telefono e tutto quanto e persino il sale e, perché no, anche il letto. In un secondo momento vi tesseremo una trama attorno e un decoro scenografico e spazio-temporale.
Ah, sarebbe una grande figata averla al mio fianco nel percorso vuoto e freddo della mia esistenza, avviluppati l’uno all’altra, attorcigliati come l’edera intorno al fusto per tutta la vita. Che voglia forte di lei!”
Avevo una certa età, non avevo figli e non li desideravo. Ma dopo quell’incontro mi era venuto il desiderio di avere un figlio da lei.
Il cielo di quel pomeriggio era azzurro e soffiava un gradevole venticello. Meno male, mi ero salvato dalle zanzare e avevo sudato appena appena…
Ero tornato a casa più rilassato, più felice del solito. Non vedevo l’ora di accendere il computer, ma prima dovevo farmi una doccia e prepararmi qualcosa da mangiare.
Dalla finestra del mio bagno scorsi per la prima volta l’interno di un appartamento già illuminato dalla luce. Una luce bianca. Vicino a un mobile basso s’intravedeva l’ombra di qualcuno. Scrutando bene, vidi due gambe “è una donna, spero.”
Mi misi a pensare a Romy e alla sua falsa magrezza. L’ombra adesso si definì meglio stagliandosi su una porta-finestra. Mi accorsi che era un uomo, nudo e calvo anche se aveva un codino raccolto con qualche elastico. Il corpo pareva prosciugato, ossoso e un po’ curvo. “Lui sì che è magro” dissi fra me e me “orrendamente magro, per non dire brutto. Che delusione, per l’amor del cielo, anche lui può avere in questo vasto mondo una donna che gli vuol bene! Altrimenti è meglio che si tolga la vita.”
L’uomo girava da una stanza all’altra. Io spensi la luce per non attirare l’attenzione del signore nudo. Ero rimasto lì a guardare, curioso di capire se l’uomo stesse per fare una doccia oppure se fosse una sua abitudine quella di sbarazzarsi degli indumenti una volta rintanato. Mentre seguivo i suoi movimenti, mi venne in mente l’immagine di un altro uomo che aveva una specie di ranch nel sud d’Italia, di una decina di ettari, recintato da un muretto e rafforzato da una siepe di melograni e di cactus fitta e alta. Quell’uomo, che aveva per idolo un poeta famoso che cavalcava nudo sulle spiagge, faceva tutti i lavori del ranch completamente nudo. Cercavo di immaginarlo, pensando agli insetti a contatto diretto con il suo corpo esposto e indifeso, alle spine delle piante, alle ortiche... ai rettili anche… Mi veniva da ridere. Quando ero tornato in me, l’uomo aveva spento le luci ed era sparito nel buio.
Per qualche giorno, dimentico della promessa/progetto, alla stessa ora davo qualche occhiata dalla finestra verso il palazzo di fronte, nella speranza che si ripetesse lo stesso spettacolo. Cosa mai speravo, che diventasse una fata?!
L’idea per iniziare il racconto non mi era mancata, sempre durante una puntata delle mie corsette. Avevo pensato di fare come se lei ed io stessimo per innamorarci l’uno dell’altro.
“Ti va di fare questo gioco?” le avrei chiesto. Scherzi a parte, trovavo l’espressione sensuale: penso che sia questo che i critici intendano definendo certe parole o poesie sensuali, cioè quando la lingua riesce a tradurre “onestamente” il desiderio.
Più andavo avanti nella mia corsa più altre idee si facevano avanti. E così ho pensato che il protagonista potrebbe essere una specie di ricercatore appassionato di studi dei popoli cosiddetti primitivi, o almeno così definiti dai primi antropologi o etnografi.
Il protagonista, dal nome scelto in accordo con Romy, avrebbe dovuto essere arabo come me!
Tizio incontra una ragazza dal nome brasiliano, magari in occasione di un convegno organizzato a Roma o a Milano, città che entrambi conoscono abbastanza bene.
La ragazza sarà presente al convegno con una relazione sul tema, un argomento che andrà definito, secondo le specializzazioni dei due ricercatori: ad esempio uno degli argomenti potrà vertere sul fatto che la nobiltà dei sentimenti possa essere una caratteristica comune in tutti i popoli del mondo, se essa cioè possa dipendere dal livello di progresso della tecnica e della conoscenza moderne oppure sia diversa a seconda che le popolazioni appartengano a un’aria geografica del mondo moderno o a un’area cosiddetta primitiva, come la giungla ad esempio dell’Amazzonia.
I nostri protagonisti - va da sé - ognuno ha una propria storia affettiva dalla quale si sono allontanati per un motivo o l’altro. Sono stati incompresi, delusi, per cui hanno scelto una vita da single, la cui noia è stata contrastata e superata attraverso l’interesse scientifico, oppure proprio dalla loro passione che ha impedito loro di vivere una vita affettiva normale.
All’inizio, dopo aver scambiato alcune mail, telefonate e messaggi telefonici, o - perché no? - dopo qualche incontro, si scoprono innamorati, ma il disaccordo sul modo di concepire il soggetto del loro studio li riporta a un’altra realtà.
Proseguiranno questo loro idillio oppure ritorneranno ai loro ego, ove ciascuno è convinto che in fondo in fondo il destino umano è quello di vivere da soli?
Abdelmalek Smari